…Colpiscono la coerenza di metodo e l’idea di fondo. Dove portano queste opere, questi sassi che vengono dal fondo del mare, dal grembo della natura? Diventano un mondo, se non “il” mondo, in cui la figura che vi si posa, o che sembra sorgere da essi, campeggia: è l’”io” che si rispecchia negli infiniti modi possibili. Spesso cogliendo contenuti curiosi, a volte ilari che raccontano la varietà del vivere.
Le figure sono a volte come in bilico verso un particolare significato, inaspettato, curioso, divertente. E le figure su quelle pietre “sferificate” dal moto delle acque, quasi come in un “io e lo spazio”, “io e la geometria”, come se tutto fosse sul punto di muoversi, sembrano scivolarvi sopra in equilibrio instabile…
… Il tutto sembra essere racconto dell’”essere in bilico”.
Così, su quelle curve cangianti, una figura si staglia, si agita per danzare, si dà da fare senza paura. Si spinge in avanti fin quasi a tuffarsi, ad accennare un salto…
Ah, sì, è proprio un racconto! Per un attimo mi fermo e cerco di cogliere un contenuto che intuisco essere oltre una certa più facile lettura. Quel qualcosa che in me vuole venire alla luce traspare evidente quando figura e “pietra-mondo” si legano.
Il tema del racconto che Stefano si è dato, e che sembra circolare ampiamente in tutte le opere, si può iniziare da qualsiasi parte. Sia quando la figura si identifica e si fonde con il globo, con la sua rugosità, il suo trattamento, il suo colore, sia in modo del tutto fantastico. Forse sono tante le storie possibili da mettere insieme. La scelta è libera finché chi guarda s’immerge nelle svariate soluzioni.
La storia potrebbe cominciare così: “C’era una volta un globo che cambiava aspetti, trame, valori di superficie”. Il globo stesso, infatti, cambia, sembra agitarsi e danzare anch’esso mentre la figura, senza paura, sembra volersi tuffare in avanti nel vuoto. Le braccia si allargano o prendono un’asta in una bellissima posizione agile ed elegante, mentre il campo diviene oro e così la piccola figura anch’essa si illumina di prezioso…
… In ogni cosa Stefano dipana la matassa come un misterioso svolgersi del tempo. Creatività in cui le istanze dei gesti si manifestano e si avverano, si fanno scultura.

Riccardo Dalisi


…Ecco dunque gli omini di Parisio Perrotti arrampicarsi verso assurde ambizioni, perdersi in preghiere e voti per infimi desideri, smarrirsi per ottuse convinzioni, convenzioni e becere abitudini. Ma anche – e vivaddio grazie per questa liberazione e per questa gioia che di riflesso ci vien data – ritrovare la grazia di un gesto inconsulto e potente per gridare una svolta; per cercare una più edificante traccia della propria vita; per scoprire nel piccolo atto di far volare un palloncino colorato nel cielo la leggerezza e la ricchezza dell’ironia e della ritrovata sapienza.
Una resipiscenza dell’anima e dei sentimenti, finalmente liberati da un vento dell’ironia e della consapevolezza che riportano – almeno in un percorso d’arte curioso e coerente – le cose al posto in cui buonsenso, armonia e intelligenza vorrebbero che fossero.
…Parisio Perrotti ribalta il senso comune dell’arte che pretende sempre e solo di essere di rottura e di spiazzamento, per suggerire al mondo – che ha perso ogni bussola di valori – la provocazione della normalità, dell’allegrezza, dell’ironia e del buonsenso, appunto. La rivoluzione è essere normali e “attenti” – sembra ricordare Parisio Perrotti – con, però, tutta la fatica che questa opzione comporta…
…Quelle pietre, quei sassi, quei basalti e quelle lave, sono partorite da liquidi e placente naturali che ci circondano ma che abbiamo perso l’abitudine di vedere, osservare e contemplare.
Quando l’occhio e la mano di un artista ci rivelano l’immensa potenzialità della materia grigia, sol perché noi – ottusi – non vediamo che intelletto e bellezza possono essere intrinseci anche alla più inerte e grigia delle sostanze della terra, dobbiamo avere un sussulto, un rigurgito di gratitudine. E finalmente rivolgere di nuovo lo sguardo alla bellezza della Natura che abbiamo disimparato a fare nostra. Non più come spazio di conquista e di appropriazione, ma come nostro cosmo di appartenenza. Nostro cerchio di armonia e di senso…

Carlo Nicotera


La scultura come racconto, il gioco come conoscenza. È questa la cifra stilistica che contraddistingue il lavoro dell’artista…
…Così con i tanti sassi trovati per caso, dalle forme tondeggianti o quadrate, l’artista dà vita a degli oggetti scultorei da cui fa emergere tante piccole figure umane, a volte raccolte in gruppo ed a volte lasciate sole. Questa serie di minuscoli omini di solo 10 – 15 cm, il più delle volte alle prese con azioni ludiche e di apparente nonsense – la possibile controfigura dell’artista – danno vita a un micro mondo parallelo a quello reale, a cui Parisio Perrotti attribuisce volta per volta titoli che servono da traccia per lo spettatore per entrare a far parte della segreta trama di ogni singola opera…
…Le tante scenografie di “materia grigia” di Parisio Perrotti, nate dal colore della pietra, sembrano le tante pagine “tridimensionali” di un libro pop-up da sfogliare, in cui gli anonimi omini…”senza volto e senza mani”, spiega l’artista, non sono altro che sculture modellate, costruite, che giocano a illustrare, a volte con tagliente ironia, le tante contraddizioni umane della realtà attuale.

Renata Caragliano – La Repubblica


Sassi rubati alle profondità del mare, piccole figure umane plasticamente espressive. Sono questi gli elementi con i quali Stefano Parisio Perrotti realizza le sue sculture. Materia naturale grigia la pietra, materia naturale – quindi suscettibile di cambiamenti seppure impercettibili – anche la cartapesta, avvolta intorno ad un’anima di ottone, con la quale sono plasmati piccoli esseri privi di connotazioni sessuali.
…”fin da bambino ho avuto un legame molto forte con il mare e le pietre mi sono sempre piaciute molto – racconta l’artista napoletano – quelli che mi appartengono di più sono proprio i sassi che recupero dai fondali, così carichi di incrostazioni da ricreare una superficie lunare. Prima o poi, però, mi piacerebbe anche lavorare su un masso. La carta con cui realizzo le piccole figure, invece, mi affascina perché è un materiale organico deteriorabile, anche se in tempi lunghi, proprio come gli esseri umani”…
Opere suscettibili di diverse chiavi e piani di lettura… In un vortice di contraddizioni queste figure sembrano generate dalle rocce ma anche dominarle: sfuggire al loro vincolo ma anche rifiutarsi di abbandonarle…

Tiziana Tricarico – Il Mattino


“…Parte integrante di queste sculture sono i titoli, che raccontano le nevrosi, i falsi desideri, le aberranti ambizioni, i momenti di stasi e di ripresa, i ridicoli camuffamenti….
….Questi lavori si strutturano sul doppio binario della leggerezza e della profondità, naturale ed artificiale, gioco e riflessione; l’artista con i suoi personaggi diverte e spiazza, questi indicano la modalità ironica nella ricerca di un equilibrio giocoso e liberatorio sulla complessità dell’esistente.”

Marina Guida – artapartofculture.net